Milano Fashion Weekend usi e busi nella settimana della moda
Durante la settimana della moda il capoluogo lombardo esercita un’attrazione magnetica su fiumi di persone. Non solo addetti ai lavori, che ovviamente costituiscono il grosso del turismo di quei giorni, ma anche gente comune, curiosa e affascinata dalle trasformazioni, dalle opportunità e dall’atmosfera che Milano offre. Stilisti, modelli/e, hairstylist, make up artist insieme ad una profusione di fotografi si concentrano insieme a fashion blogger e giornalisti nelle locations delle sfilate che naturalmente sono la principale attrazione. Ma se si ha la fortuna come me di trascorrere qualche giorno in più in città, per le strade, si scorgono sfilate altrettanto interessanti e si possono ricavare aneddoti chiacchierando con i tassisti, per esempio, o con i ristoratori. Eh si perchè la Fashioon Week attira anche innumerevoli bizzarri personaggi, desiderosi di mostrarsi, di piacere o non piacere ma di essere comunque notati e fotografati. Ed ecco che si assiste, a seconda dei gusti, a surreali incontri ai limiti del cosplay con ragazze munite di unicorno, coda e zoccoli a forma di ferro di cavallo, plaid in tartan acconciati come mantelle e abbinate ad alti cappelli a cilindro, shorts inguinali più vicini alla biancheria intima che a un vero capo di vestiario. Naturalmente il tutto innaffiato di accessori ostentati con orgoglio: eccessivi cappellini sportivi carichi di gioielli dorati, orecchini dai pendenti a gabbia con tanto di uccellino in peluche dentro, stole di pelliccia eco che riproducono i volti dei personaggi della disney, zeppe che farebbero tremare persino Lady Gaga. In certi casi il senso del ridicolo è bello che dimenticato ma anche questa è Milano e anche questa è moda. In fondo gli eccessi servono per marcare dei confini in tutti i campi della creatività. E la moda non è forse ricerca di espressione artistica e affermazione delle proprie aspirazioni? In questa occasione così eccentrica e frenetica il tutto si risolve in un pacifico gioco del guardare/apparire che non lascia vittime a parte, talvolta, la perdonabile offesa del buon gusto.
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